Il mercato immobiliare sta vivendo, in Italia, un momento non certo semplice. Archiviato il ciclo dell’immediato post pandemia, caratterizzato da numeri da capogiro dovuti in parte, secondo molti, al recupero delle vendite non effettuate durante il lockdown, si è aperta una fase in cui convivono gli effetti immediati dell’inflazione – nella giornata del 26 ottobre, dopo dieci rialzi consecutivi, la BCE non ha aumentato i tassi, ma il trend inflattivo rimane comunque vivo – e le prospettive poco rosee legate ad altri aspetti.
Quali di preciso? Uno dei principali è la discussione, ancora fervente nei palazzi di Bruxelles, relativa alla direttiva europea sulle case green. Questo provvedimento, che prevede emissioni zero per tutti gli edifici di nuova costruzione a partire dal 2028, è considerato, da molti, eccessivamente radicale.
Il Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha parlato di forti difficoltà, per l’Italia, nell’aderire alla legge per via delle peculiarità del suo stock immobiliare. L’auspicio di molti è che si arrivi alla fine della legislatura comunitaria senza alcuna conclusione concreta in merito e che il nuovo Parlamento Europeo possa approcciarsi in maniera più morbida al rapporto tra sostenibilità ed edilizia residenziale.
In caso contrario, gli investimenti necessari in Italia sarebbero a dir poco ingenti. A fornire una stima ci ha recentemente pensato la società Scenari Immobiliari, che ha parlato della necessità di circa 88,3 miliardi di euro per adeguare agli standard comunitari 1,8 milioni di edifici presenti sul territorio nazionale, più o meno il 15% dello stock completo.
Gli esperti di Scenari Immobiliari sono andati a fondo, specificando che, in caso di approvazione della direttiva europea sulle case green con i dettagli attuali, sarebbero coinvolte, a livello nazionale, circa 3 milioni di famiglie, con un impegno economico che si aggirerebbe attorno ai 35mila euro.
Nonostante la normativa non sia ancora realtà, gli effetti che sta producendo per gli investitori sono, secondo gli esperti, a dir poco negativi. Come dichiarato dal centro studi di un importante gruppo di agenzie immobiliari, lo sconto concretizzato a fine trattativa sugli immobili di classe G ha raggiunto e superato – di circa due punti – quello applicato sugli edifici di classe A.
Le stime per il 2023
Un orizzonte temporale ragionevole per fare stime è senza dubbio la fine dell’anno. Per il 2023, Scenari Immobiliari ha ipotizzato una perdita di quota delle compravendite pari al 7% rispetto ai numeri del 2022.
Oltre alle incertezze relative alla sopra citata normativa, bisogna infatti considerare sempre i tassi che, pur non essendo stati ritoccati al rialzo di recente, rimangono molto alti.
Se si guarda nello specifico al cluster di chi compra con obiettivi di investimento, ad allontanare dalla decisione d’acquisto ci pensa anche un altro aspetto, ossia l’alto numero delle morosità e le oggettive difficoltà nel procedere allo sfratto di inquilini che non pagano regolarmente il canone.
Le prospettive sono tutto tranne che rosee per un settore che, fino a poco tempo fa, rappresentava una certezza per gli italiani che volevano investire e, per esempio, lasciare qualcosa ai propri figli.
Nonostante ciò, non è il caso di perdersi d’animo se si sta pensando di cercare casa. Il web, per esempio, può aiutare tantissimo. Quando lo si approccia, è però essenziale selezionare bene le fonti.
Oggi è possibile farlo grazie a siti come ImmobiliOvunque che, oltre a essere caratterizzati dalla presenza di annunci redatti e pubblicati unicamente da agenzie immobiliari attive sui vari territori del Paese, forniscono consigli puntuali su step fondamentali per la vendita di un immobile, per esempio gli aggiornamenti relativi all’attestato di prestazione energetica o APE (clicca qui per saperne di più).
Scegliendoli, si può apprezzare quella sicurezza che solo l’interazione continua con i professionisti sa dare in un percorso delicato come l’acquisto o la vendita di casa.