Oggi vi porto in Sicilia, più precisamente sull’isola di Pantelleria alla scoperta dei Dammusi, abitazioni tipiche di questa isola meravigliosa.
Cosa sono i Dammusi?
I Dammusi sono abitazioni rurali, perfettamente integrate nel territorio, tanto da nascondersi, costruite in pietra lavica a secco.
La loro forma cubica e copertura a cupola rappresentano l’incontro fra due antiche culture, quella araba e quella contadina.
Caratteristiche principali
Questo tipo di costruzione è nata per contrastare i problemi climatici dell’isola: il vento, il caldo e la scarsità di pioggia.
Il tetto a cupola con bordi rialzati ha lo scopo di raccogliere la poca acqua piovana che scende sull’isola. Con questo particolare tetto le acque convogliano meglio in pluviali che portano l’acqua in una cisterna posta sottoterra.
I muri doppi e spessi, con un intercapedine interna chiamata” casena”, e le finestre di dimensioni molto piccole contrastano in modo naturale il caldo estivo ed il freddo invernale, creando un perfetto microclima interno.
Esternamente al dammuso si trova una banchina (la “ducchena”) che affianca tutti i muri perimetrali, poi vi sono dei passaggi scoperti che collegano i vari ambienti esterni (i “passiaturi”), e una tettoia costruita interamente di legno e canne.(la “pinnata”)
Infine si trova il “Jardinu” un orto circondato da un alto muro a secco per proteggere le piante di agrumi e la vite dalle forti raffiche di vento caratteristiche dell’isola
Come si è modificata la loro costruzione nei secoli.
Quando Pantelleria era isolata completamente dalla Sicilia, ovvero quando non era servita da collegamenti navali che permettevano l’importazione di materiali dall’isola maggiore, ( sono stati ritrovati dammusi di oltre 1000 anni) le case venivano costruite con doppio muro a secco costruito con le pietre reperite in zona, e l’intercapedine fra i due muri veniva riempita di pietruzze.
Le pareti così costruite avevano uno spessore che spesso superava i due metri. I pavimenti erano in terra battuta. Esternamente i muri e la cupola del tetto venivano ricoperti di una malta ottenuta impastando terra ed acqua.
Successivamente quando i collegamenti con l’isola madre, portarono a Pantelleria nuovi materiali, venne introdotta nella costruzione dei dammusi l’utilizzo della calce che permetteva una maggior impermeabilizzazione di tetto e pareti esterne.
Si iniziarono a costruite dammusi con pareti più sottili realizzate con pietre da taglio e la calce oltre per impermeabilizzare tetto e pareti esterne ed interna veniva utilizzata anche per i pavimenti .
Oggi i dammusi vengono costruiti in blocchi di pietra pomice e calcestruzzo rivestiti di pietra da taglio.
Ricoveri attrezzi
Questa tecnica costruttiva veniva utilizzata anche per i ricoveri attrezzi, detti “sarduni”, utilizzati in campagna dai contadini. Il sardune aveva lo scopo, oltre che di ricovero attrezzi, veniva utilizzato, quando il terreno era molto distante dalla casa del contadino, per dormirci o come riparo per il contadino dal sole e dalla pioggia.
Nelle grandi proprietà terriere vi erano ” erano vere e proprie dimore temporane (i “loku“) dove i contadini si trasferivano con tutta la famiglia durante i periodi di raccolta.
Com’è disposto internamente il dammuso
Il dammuso è formato da una stanza principale “la kammira” grande e centrale dove si svolge la quotidianità della famiglia. Da questa stanza si aprono la “l’arkova” camera da letto matrimoniale e il “kammarinò” la stanzetta dei figli separate dalla sala centrale da tende.
Spesso la stanzetta dei ragazzi era utilizzata anche come dispensa.
In alcuni casi oltre al corpo principale si trovano affiancati piccoli abitacoli utilizzati come cucina, stalla, cantina ecc.
Storytelling
Siamo arrivati, io ed il gentil consorte, a Pantelleria alle 6.30 del mattino del il 17 agosto del 2017, dopo una notte insonne passata sul ponte del traghetto salpato da Trapani intorno alle 23 del giorno precedente.
Come nostro solito non prenotiamo mai nulla, partiamo “a cavallo dei nostri ciuchini di acciaio”all’avventura, e l’avventura è sempre assicurata, soprattutto se si decide di andare a Pantelleria nella settimana di ferragosto, senza prenotare.
Ovviamente non abbiamo trovato la cabina.
Sbarcati, partiamo solitari con le nostre biciclette per fare il giro dell’isola attraverso una strada panoramica che affaccia sul mare.
La strada percorsa è in alto rispetto al mare per cui, quando abbiamo voglia di un bagno nelle sue acque cristalline, scendiamo per chilometri per raggiungere la goletta. Dopo un bagno e un po’ di relax si risale e come siamo soliti dire noi “te la guadagni” perché le salite sono tortuose e ripide.
Quello che più mi è piaciuto di quest’isola è la sua naturalezza, quasi incontaminata. A parte Pantelleria città e qualche agglomerato, è poco abitata.
I dammusi sono talmente ben integrati al territorio circostante che quasi non si vedono.
La natura è esplosiva, così come i colori e gli odori. Su questa terra nera i colori, delle buganville, delle piante di capperi e l’azzurro del mare, sono dirompenti.
La nostra avventura “Pantesca” si è conclusa la sera stessa, perché, come era facile prevedere, non avendo prenotata una stanza, non abbiamo trovato posto per dormire. Così dopo una succulenta cena di pesce, abbiamo ripreso il traghetto, sempre passaggio ponte, e siamo tornati a Trapani con una bottiglia di Passito di Pantelleria DOCG ed una busta di capperi.
Conclusione
Eccoci qua… anche per oggi è tutto, spero che l’argomento sia stato di vostro interesse.
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