Avete mai sentito parlare di albergo diffuso? No! Benissimo, oggi ve ne parlo io.
Nelle settimane scorse abbiamo parlato di varie forme per monetizzare un vostro immobile. Oltre alle locazioni turistiche, case vacanze, B&B e affittacamere che abbiamo visto nei giorni scorsi, vi sono anche gli alberghi diffusi.
Vi dico subito che l’idea dell’albergo diffuso è quella che personalmente ritengo più interessante, sia dal punto di vista ambientale, che culturale, ma purtroppo sono in pochi a poterla utilizzare.
Gli alberghi diffusi possono essere un interessante forma di reddito solo per quegli immobili che si trovano in borghi antichi o paesini montani .
Come ho conosciuto gli alberghi diffusi
Ho conosciuto l’albergo diffuso pochi anni fa, nel 2013. Avevo appena chiuso l’agenzia immobiliare e mi iscrissi ad un corso, promosso dalla regione, sulla gestione dei servizi turistici.
Non c’entrava nulla con la mia professione, ma era un momento difficile ed avevo bisogno di cambiare aria e soprattutto di non pensare troppo.
Questo corso prevedeva uno stage in una struttura o in un ufficio turistico. Scelsi un albergo a quasi 40 chilometri da casa in uno dei borghi più belli della zona, Portico di Romagna.
Fare su e giù tutti i giorni è stato impegnativo, ma di sicuro l’esperienza ne è valsa la pena.
A Portico di Romagna vi è un Albergo Ristorante molto noto, “Al vecchio Convento”, i cui gestori sono molto bravi, hanno costituito una scuola di italiano per stranieri, organizzano corsi di cucina per turisti e tante altre attività.
Come tutti i piccoli paesi montani iniziava a spopolarsi, i giovani si trasferiscono in città per motivi lavorativi e nel paese le case disabitate erano tante.
L’albergo invece nei mesi estivi era spesso in over booking e dovevano dire di no ai turisti che chiedevano una stanza. Così Massi e Matteo, hanno pensato all’albergo diffuso.
Cos’è un albergo diffuso.
È un albergo che non si costruisce, ma che nasce mettendo in rete case pre-esistenti. questa definizione non è la mia, l’ho letta ma non ricordo dove ne di chi l’ha scritta.
L’albergo diffuso si chiama così perché è “diffuso” per tutto il paese. È una forma di albergo diversa dal solito, le stanze non sono tutte all’interno dello stesso stabile, come siamo abituati a vedere o a pensare l’albergo, ma sono dislocate in tutto il paese.
Gli abitanti del borgo o del paesino che hanno appartamenti o case vuote che non utilizzano, le possono mettere a disposizione dell’albergo.
Questo oltre ad essere di maggior impatto per il turista ospite, porta a nuova vita antichi borghi e piccoli paesini montani, rivalorizzando gli immobili già esistenti.
Mi spiego meglio. Come ben sappiamo i piccoli paesini ed i borghi antichi si stanno spopolando perché offrono poche opportunità per i giovani, per cui in essi vi sono numerosi alloggi vuoti. L’albergo diffuso consiste proprio nel recuperare questi alloggi e renderli fruibili ai turisti. In tal modo gli alloggi esistenti non vanno in malora e il paese si ripopola.
Sul sito https://www.albergodiffuso.com/ si legge:
“L’albergo diffuso è un albergo orizzontale, un progetto di ospitalità integrato nel territorio, nella sua cultura, e nella sua comunità. E’ un luogo ospitale e si differenzia dai “non luoghi” per il suo essere fortemente radicato nel territorio e nella sua cultura, che diventano componenti di base dei servizi ospitali offerti.”
Giancarlo Dall’Ara, presidente dell’associazione albergo diffuso lo definisce “un albergo che ha una struttura centrale e per il resto è disseminato per le case del borgo abbandonato”.
Storia degli alberghi diffusi
L’albergo Diffuso venne concepito in Friuli, nei primi anni ’80.
Dopo il terremoto che aveva colpito questa regione, vi era la necessità di valorizzare le case che venivano ristrutturate. Su questa esigenza e dall’idea del poeta-scrittore Leonardo Zanier, nacque un progetto pilota, firmato dall’architetto Carlo Toson, che “recuperò” il borgo di Maranzanis valorizzandolo a scopo turistico.
Questa esperienze venne poi studiata e sviluppata dal Professore a Giancarlo Dall’Ara il quale realizzò in Sardegna un vero e proprio modello di ospitalità originale, l’albergo diffuso.
Ai fini legislativi l’albergo diffuso fu riconosciuto nel 1998 e da quel momento questo progetto si diffonde anche in altre regioni.
Giancarlo Dall’Ara lo definisce: “Un impresa ricettiva alberghiera situata in tutto il centro abitato, formata da più stabili vicini fra loro, con una gestione unitaria e in grado di fornire servizi alberghieri ai propri ospiti”
Quando nacque il progetto l’obiettivo principale era, quello di utilizzare edifici vuoti, case abbandonate e valorizzare turisticamente centri disabitati o poco popolati.
Ora l’albergo diffuso, risponde a una domanda ricettiva di turismo nuovo.
L’albergo diffuso è concepito come una struttura ricettiva unitaria che si rivolge ad una domanda interessata a soggiornare a contatto con i residenti, usufruendo però dei normali servizi alberghieri.
Come funziona l’albergo diffuso
Dietro all’albergo diffuso vi è un progetto imprenditoriale, che sia di un privato, di un’associazione o di una cooperativa non ha importanza, ma di fatto vi è un “capofila” che progetta e realizza la cosa in maniera imprenditoriale.
Questa figura si occupa di creare una rete fra abitanti del paese disponibili a mettere i loro immobili a disposizione della struttura. Gestisce le stanze ed offre i servizi agli ospiti come un vero e proprio albergo.
“Al Vecchio Convento” di Portico di Romagna è un albergo “tradizionale” con hall, ristorante, camere ecc che, non avendo un numero di stanze sufficienti ad accontentare la richiesta si è diffuso andando ad utilizzare le stanze dei paesani che hanno aderito al progetto. In questo modo l’albergo riceve i turisti e fornisce loro i pasti e i paesani prendono un minimo di reddito dagli appartamenti vuoti
In molti casi non è così, non vi è una struttura ricettiva centrale come in questo caso, ma l’albergo è tutto sparso per il paese così come i servizi offerti
Dove sta il guadagno per i proprietari?
Il guadagno per i proprietari di appartamenti in borghi antichi o paesini montani sta nel fatto che possono mettere a disposizione dell’albergo le loro proprietà ricavandone un profitto, ovviamente non è una rendita fissa, varia in base alle persone che ospita.
Conclusioni.
Eccomi qua… oggi vi lascio con una piccola suspense. Riaffronteremo il discorso degli alberghi diffusi la settimana prossima, dove vi racconterà l’esperienza dell’ albergo diffuso di Lorenzana.
Se avete domande in proposito non esitate, potete contattarmi qui oppure lasciare un messaggio nel box qui sotto. Inoltre se avete degli argomenti che vi piacerebbe che io trattassi nei miei articoli potete segnalarmeli e sarà mia cura svilupparli nel più breve tempo possibile.
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6 Comments
Sofia
(2 Luglio 2018 - 9:09)Che fosse nato in Friuli non lo sapevo 🙂 sempre un passo avanti 🙂 trovo la soluzione dell’albergo diffuso molto bella soprattutto per conoscere bene il luogo dove si alloggia
Tommaso
(2 Luglio 2018 - 17:03)Fino a dieci minuti fa, non conoscevo per niente questa forma ricettiva, se così si può chiamare.
Sarebbe bello se si espandesse su tutto il territorio nazionale, come si deve, specialmente nei tantissimi borghi e luoghi semi abbandonati o comunque poco curati.
Esistono in Italia migliaia e migliaia di frazioni, piccoli centri arroccati che potrebbero veramente servire a muovere l’economia! Logicamente ci vorrebbe meno burocrazia.
Evelina
(2 Luglio 2018 - 18:02)Sembra molto interessante, intelligente e sostenibile: così a naso direi anche a prezzi accessibili per l’utente visto che sfrutta edifici già presenti sul territorio, o sbaglio ? 🙂
Danila
(2 Luglio 2018 - 22:05)Molto interessante questo post! Al sud non ho ancora mai sentito parlare di albergo diffuso. Un’ottima idea che spero arrivi presto anche qua
Elena
(3 Luglio 2018 - 13:32)Ho studiato all’università questa tipologia di pernottamento, ma non ci sono mai stata.
Federica
(4 Luglio 2018 - 0:51)Mi interessa molto questa tipologia di forma ricettiva. La reputo molto intelligente. Grazie per il tuo articolo.