Il mese scorso sfogliando “Il sole 24 ore” mi è saltato agli occhi un articolo a firma di Adriano Lovera dal titolo “Agenti immobiliari contro homepal: intermediario senza i requisiti di legge.”
Sono rimasta stupita perché è la seconda volta, in pochi mesi, che leggo “agenti immobiliari contro […]” ed in entrambi i casi quel contro è riferit a portali immobiliari. La prima contro il portale dei notai, ora contro il portale immobiliare di un gruppo bancario.
Facciamo un passo indietro
Quando nei primi anni 2000 si iniziava a parlare di portali internet dove poter pubblicizzare immobili sia per la vendita che per l’affitto, ci sembrava (all’ora esercitavo ancora la professione) di aver pescato la matta.
Avere una finestra pubblicitaria su internet ci avrebbe aperto nuovi importanti orizzonti ed incrementi economici.
Mai previsione fu più sbagliata!
Indubbiamente la rete apre grandi possibilità e dà grande vivibilità, ma forse la “nostra” categoria non ha saputo sfruttare l’opportunità, o forse ha sottovalutato le sue potenzialità.
Per cui si è passati dall’osannare i portali allo schierarsi contro.
Perché contro?
Nel caso specifico di homepal il portale applica una sorta di mediazione fissa a conclusione dell’affare
Nell’articolo che trovate qui si legge :
Le associazioni degli agenti immobiliari ( Fimaa, Anama e Fiaip) sostengono, «Appare chiaro come Homepal si interponga tra proprietario e aspirante acquirente/conduttore ai fini della conclusione dell’affare, con un impegno all’accettazione rafforzato da una clausola penale; e faccia dipendere il suo compenso dalla effettiva conclusione della trattativa. Rilievi sufficienti per evidenziare un’attività di mediazione ai sensi della legge 39/1989».
Il portale a sua volta si giustifica dicendo che non si tratta di intermediazione perché nessuno interviene fra proprietario e venditore, ma che tutto viene fatto dalle parti tramite il portale.
Chi ha ragione?
In effetti la gestione è strana in quanto i proprietari pagano un tot all’anno per l’annuncio inserito mentre gli acquirenti o gli inquilini pagano un una quota fissa a conclusione dell’affare. Per cui le associazioni di categoria dovrebbero avere ragione. Ma aspettiamo la risposta della camera di commercio di Milano a cui le agenzie hanno chiesto spiegazioni.
Il problema sta a monte
A mio avviso gli agenti immobiliari, non hanno saputo usare la rete ma si sono fatti usare da essa.
Cosa voglio dire, che non hanno usato la rete e i portali nella giusta maniera.
Ovviamente io come parametro ho quello della piccola cittadina di provincia in cui lavoravo, ma penso che anche nelle grandi città gli errori siano stati più o meno simili.
- Gli spazi pubblicitari dei portali usati come fossero normali spazi pubblicitari sui giornali di settore.
- Immobili pubblicizzati nello stesso identico modo del giornale
- Non ci hanno messo la faccia (nemmeno nei siti delle agenzie stesse che, i più, sono un elenco continuo di annunci immobiliari)
- Non parlano ne di loro stessi ne del loro modo di lavorare, pubblicizzano solo l’immobile.
Creare i propri siti ad immagine e somiglianza di un portale, è stato un grosso errore perché chi cerca casa, non vede la differenza fra un portale ed il sito di un’agenzia, sono uguali.
Nel portale dell’agenzia non c’è nulla in più rispetto al portale, anzi, c’è molto meno in quanto nel sito dell’agenzia sono pubblicati solo gli immobili gestiti da quella agenzia, mentre sui portali trova molta più offerta, sia di varie agenzie sia di privati.
Quando una persona cerca casa e scorre il lungo elenco di immobili, a parità di condizioni dà precedenza a quello pubblicato da privato.
Con siti così impostati il cliente non capisce il servizio che c’è dietro.
Parliamoci chiaro! A parte chi è del mestiere quanti sanno realmente quanto lavoro sta dietro ad una compravendita? Quanti?
Nessuno, o quasi.
Per cui ribadisco il concetto che gli agenti immobiliari non hanno sfruttato le potenzialità della rete nel modo giusto.
Conclusioni
Eccoci qua… anche per oggi è tutto, spero che l’argomento sia stato di vostro interesse .
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