Palazzo Sipari, casa natale di Benedetto Croce, si trova nel Parco Nazionale d’Abruzzo, precisamente nel centro storico di Pescasseroli. Per volere della Marchesa Maria Cristina Sipari, ultima erede della famiglia più importante della cittadina abruzzese, nel 2005 fu costituita una fondazione con la finalità di tutelare il cospicuo patrimonio di famiglia e, dopo la sua morte, questo palazzo è divenuto, casa-museo Sipari.
Palazzo Sipari, la storia
Pierantonio Sipari (1796-1864) era discendente di una famiglia abruzzese di conciatori di pelli, che accrebbe la sua importanza sociale ed il suo già cospicuo patrimonio grazie al matrimonio con Elisabetta Ricciardelli, figlia di un importante imprenditore.
Pierantonio aveva l’ambizione di diventare il personaggio più importante e ricco di Pescasseroli, volendo superare per fama e ricchezza la famiglia Massa feudatari di Pescasseroli.
Nel giro di pochi anni acquistò numerosi terreni e capi di bestiame, le sue proprietà andavano dalla Puglia all’Abruzzo, ed infine realizzò il suo sogno acquistando il palazzo baronale dei Massa fortemente danneggiato in un incendio.
Con l’acquisto del palazzo Pierantonio Sipari, personaggio emergente della nuova borghesia, acquista potere economico e autorità sociale nel paese.
Acquistato, nel 1838 il palazzo appartenuto ai Baroni Massa, Pierantonio Sibari lo fece abbattere e vi fece costruire l’attuale edificio, più grande ed imponente del precedente.
La demolizione venne fatta da un lato perché l’incendio aveva fortemente danneggiato il palazzo e dall’altro perché questo accresceva ancora di più la sua importanza sociale.
Palazzo Sibari fu inaugurato nel 1839.
Struttura architettonica del palazzo
L’edificio eretto sul finire degli anni ’30 presenta una forma massiccia ed imponente, con struttura tardo rinascimentale neoclassico con eleganti forme classiche che ne ingentiliscono l’aspetto, tanto da essere dichiarato alla fine degli anni ’60 “di particolare interesse artistico e storico” e vincolato dalla sovrintendenza dei beni culturali.
L’imponente palazzo ha una pianta di circa 1000 mq per piano e si sviluppa su tre piani.
Al piano terreno vi erano gli alloggi della servitù collegati da una scala interna alle zone di lavoro (cucine, lavanderie, stirerie eccetera) poste al primo piano per potervi accedere senza “disturbare i padroni di casa e ospiti e per non attraversare la parte nobile del palazzo.
Sulla facciate dell’edifico vi sono due portali in pietra riquadrata da ordini architettonici, da uno di essi, si entra in un cortiletto con pozzo dove alla sua sinistra è posto l’ingresso principale del palazzo.
Dallo scalone monumentale si accede ai piani nobiliari.
Ai piani primo e secondo si svolgeva la vita quotidiana della famiglia Sipari, con le stanze da letto, ampi saloni (uno per piano) dove riuscivano a pranzare fino a 25 persone, salotti e biblioteche, stanze per gli ospiti.
A sottolineare l’alto tenore economico della famiglia, a parte gli arredi ed i tendaggi vi sono alcuni pavimenti in mosaico veneziano, perfettamente conservati.
Dobbiamo fare un salto indietro di oltre un secolo per immaginare la difficoltà a trasportare il mosaico da venezia a un piccolo paese dell’Abruzzo centrale, in un epoca in cui le strade non erano certo come ora e i mezzi utilizzati erano i carri trainati da bestiame.
Una particolarità di casa Sipari sta nel fatto che al primo piano si apre un ampio giardino realizzato formando un terrapieno contenuto da un alta mura.
Di fronte al palazzo vi erano le scuderie a un piccolo parco alberato al cui interno era stato costruito un recinto che conteneva l’Orso catturato da Vittorio Emanuele.
Curiosità di palazzo
Sulla porta di ingresso sono decorate le iniziali PAS Pierantonio Sipari, per rimarcare la sua importanza sociale. Le iniziali si ritrovano più volte al’interno della casa.
La famiglia Sipari era molto religiosa, adiacente il palazzo, sorge la piccola chiesa della Madonna dell’Addolorata, di loro proprietà e al cui interno sono sepolti tutti i membri della famiglia Sipari.
Come anzidetto Pierantonio Sipari accrebbe il suo patrimonio immobiliare così la famiglia trascorreva il periodo estivo nella casa di Pescasseroli mentre quello invernale nel palazzo costruito in centro ad Alvito nel lazio. Essendo molto religiosi avevano adibito una stanza della casa a cappella. L’altare era trasportabile e quando la famiglia la trasferiva da una casa all’altra l’altare veniva richiuso ad armadio e trasportato nell’altra dimora.
Il Palazzo ospitò diverse personalità illustri come Vittorio Emanuele III, il Duca di Aosta e altri appartenenti della famiglia reale, membri del governo e esponenti culturali dell’epoca;
Tutte le stanze nobiliari erano riscaldate da camini (come in uso all’epoca), i saloni essendo stanze molto ampie ed alte erano dotati anche di bracieri in ottone per rendere più caldo l’ambiente.
Solo due stanze nobiliari non erano dotate di camino. La prima, posta al secondo piano sul lato più estremo della casa dotata di due ampie finestre ed era utilizzata come sala parto pertanto non era necessario riscaldarla perché dopo il parto la puerpera ed il bambino venivano spostati nella loro stanza. Qui nacque appunto Benedetto Croce.
Sulla seconda, posta al primo piano, invece si narra che veniva data agli ospiti indesiderati che spinti dal freddo lasciavano la casa in pochi giorni.
Infine al secondo piano vi è una stanza rossa con letto a baldacchino riservata al soggiorno di Vittorio Emanuele II che sovente veniva ospitato da Pierantonio Sipari e col quale si dilettavano in battute di caccia all’orso.
Casa museo Sipari
Il palazzo dalla sua costruzione nel 1838 fu abitato ininterrottamente da un esponente della famiglia fiano a dicembre del 2006, anno in cui Maria Cristina Sipari, ultima erede, morì.
Nel 2005 per sua volontà fu costituita la “Fondazione Erminio e Zel Sipari” una Onlus a carattere culturale sociale voluta per onorare la memoria del padre Erminio Sipari e della madre Margherita Zelmira Galleano.
Alla onlus così costituita spetta il compito di diffondere una conoscenza ambientale mirata alla sua conservazione, oltre a tutelare il patrimonio di famiglia costituito, oltre dal palazzo con annessa la chiesa e le scuderie adiacenti, da numerosi appezzamenti di terreni con vari fabbricati, due mulini ed una centrale idroelettrica progettata e fatta costruire dal padre Erminio.
Per volere di Maria Cristina, dopo la sua dipartita la casa è stata trasformata in casa museo ed al suo interno conserva ancora tutti i cimeli di famiglia originali.
Benedetto Croce
Benedetto Croce noto filosofo, scrittore, critico letterario e politico italiano, (inizialmente viene attratto dalle idee fasciste dalle quali prese subito le distanze sposando e portando avanti la sua idea liberale), nacque in questa casa il 25 febbraio 1866, casa dei nonni materni.
Pierantonio Sipari ebbe sei figli, quattro femmine e due maschi Carmelo e Francesco. Delle quattro femmine tre si consacrarono alla vita religiosa, mentre Luisa sposò Pasquale Croce.
Luisa ed Pasquale si trasferirono subito a Napoli. Qui nel 1865 scoppiò un’epidemia di colera ed i coniugi per sfuggirvi si ritirarono nella casa di famiglia della moglie a Pescasseroli dove nacque Benedetto.
Benedetto crebbe con i genitori a Napoli, i quali morirono prematuramente nel 1883 a causa di un forte terremoto che colpi l’isola di Ischia dove si erano trasferiti per le vacanze. Era il 25 luglio.
Benedetto rimase sepolto per parecchie ore sotto le macerie, mentre i genitori e la sorella Maria morirono.
Benedetto ed il fratello Alfonso, furono accolti dai cugini romani, la famiglia Spaventa, cugini mal visti dalla famiglia Croce per le loro idee politiche che poco collimavano con quelli della famiglia Croce.
Quegli anni furono i miei più dolorosi e cupi: i soli nei quali assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al mattino, e mi siano sorti persino pensieri di suicidio
Benedetto visse con una certa difficoltà e dolore il suo trasferimento a Roma, dove vi rimase pochi anni fino al suo ritorno a Napoli per intraprendere gli studi universitari di giurisprudenza. Studi che poi abbandona per coltivare la sua passione verso la filosofi e la letteratura.
Dopo la sua nascita Benedetto Croce non fece più ritorno nella casa natale fino all’agosto del 1910 perché, come si legge nel discorso che segue, gli ricordava la mamma e gli rinnovava il dolore della perdita.
Amici di Pescasseroli, tornare al luogo dove si è nati, dopo che si è percorso gran tratto della vita e l’uomo, è un alto compiacimento e un grande premio, che io ora debbo a voi, amici di Pescasseroli. Ma, credetemi, questo compiacimento è stato in me come soverchiato dall’onda degli altri affetti, che mi si è agitata nell’animo. A me, fanciullo, i racconti di mia madre, nei quali appariva sempre una città biancheggiante di neve, quasi divisa dal mondo, e una vasta casa dove si stava intimamente raccolti intorno al lieto fuoco del camino; […] questi racconti, queste descrizioni, facevano di Pescasseroli per me come uno di quei paesi delle fiabe, che non si sa mai se siano o no esistiti. Tanto, che se dovessi cercare la ragione profonda per la quale io, che pure sono andato in giro per molta parte del mondo, non mi ero ancora risoluto a venire a Pescasseroli, nonostante gli incitamenti dei miei affettuosi zii, mi accorgerei che c’era il ritegno a sostituire immagini precise a quelle ondeggianti che erano nel mio cuore ricche di tanto significato, giacché facevano tutt’uno con l’immagine di mia madre.
citazione tratta da qualcheriga.it
Benedetto Croce, pur non recandosi quasi mai in abruzzo si sentiva abruzzese doc ed era molto legato a quella casa, a quel paese che cita spesso nei suoi scritti. Come il cugino Erminio si appassiona alla natura e alla scienza e lo sostiene nelle lotte che conduce per la costituzioen del parco nazionale di abruzzo avvenuto nel 1923.
Benedetto morì a napoli il 20 novembre 1952.
Erminio Sipari
Erminio Sipari, cugino di Benedetto, figlio di Carmelo, e padre di Maria Cristina, ultima erede, era laureato in ingegneria, deputato del Regno d’Italia.
E’ stato un naturalista e ambientalista che si è prodigato per lo sviluppo del suo territorio, progettando e realizzando strade acquedotti edifici pubblici e persino un impianto idroelettrico per la produzione di energia ed un depuratore.
Erminio Sipari si attivò e si batté a lungo per la costituzione del Parco Nazionale d’Abruzzo, per la cui realizzazione donò gran parte dei suoi terrene primo parco Nazionale, che fu realizzato.
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